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TOUR DI CAMAIORE BREVE (3 ORE)
Museo Archeologico
Il Civico Museo Archeologico di Camaiore, riaperto nel 2016 dopo un lungo lavoro di ristrutturazione, adeguamento funzionale e allestimento, ha lo scopo di valorizzare le numerose testimonianze archeologiche e storiche del territorio di Camaiore che documentano una continuità insediativa dalla Preistoria al Medioevo fino all’età protoindustriale.
L’approccio didattico dell’allestimento permette che ogni tipo di visitatore venga coinvolto emotivamente e in modo attivo, grazie all’utilizzo di: postazioni tattili, che permettono di toccare realmente con mano numerose riproduzioni di materiali archeologici, consentendo un contatto più diretto con l’archeologia; postazioni sperimentali, che permettono ulteriori interazioni con i materiali esposti tramite la “sperimentazione” di alcune tecniche utilizzate dall’uomo; postazioni sonore e olfattive, che permettono di immergersi fino in fondo nelle realtà storiche ed archeologiche raccontate dal Museo; filmati di archeologia sperimentale dedicati alle tecniche antiche di lavorazione dei materiali; animazioni riguardanti alcune strutture archeologiche musealizzate all’interno del percorso espositivo; digital storytelling e videoracconti dei principali siti archeologici del territorio.
Il percorso, organizzato in 13 sale, è posto al piano rialzato e al piano seminterrato di Palazzo Tori Massoni, edificio storico di età rinascimentale posto tra via Vittorio Emanuele (via di mezzo) e la Piazza Francigena. Le indagini archeologiche compiute nel 2009 in occasione dei lavori di ripristino del piano seminterrato hanno rilevato la presenza di tre abitazioni medievali, di cui rimane visibile lungo il percorso una porzione di muro restaurato, cui si associano reperti medievali e rinascimentali esposti nelle vetrine delle sale dedicate al Medioevo e al Rinascimento.
E’ possibile visitare anche la corte centrale del palazzo rinascimentale Tori-Massoni, con la sua bella balconata al piano nobile, ristrutturata e coperta nell’ambito dei lavori di riqualificazione della struttura, dove sono presenti due postazioni video dedicate al videoracconto e al digital storytelling.
E’ inoltre presente uno spazio di accoglienza dei pellegrini che arrivano al museo, quali possono riposarsi, rifocillarsi e lasciare un’”impronta” quale segno del loro passaggio. Questa corte
multifunzionale durante l’anno viene utilizzata anche per esposizioni temporanee, conferenze e presentazioni, oltre che per i laboratori didattici
Biblioteca comunale (M.Rosi)
La biblioteca comunale è intitolata al concittadino Michele Rosi (1864-1934), illustre studioso del Risorgimento. Ha sede al secondo piano di palazzo Tori Massoni ed è accessibile anche tramite ascensore (dal retro dell’edificio, che affaccia su piazza Francigena, in direzione sud ovest). La biblioteca fa parte del Centro culturale storico documentario e aderisce al Sistema bibliotecario provinciale. Offre un servizio di informazione e comunicazione generale sulla cultura passata e contemporanea attraverso documenti di varia natura: libri, riviste, giornali, video, cd-rom, dvd, foto, consultabili tramite catalogo anche via internet, all’indirizzo: http://bibliolucca.it/SebinaOpacLUA/Opac
Assicura a tutti gli utenti la consultazione del catalogo online e il libero accesso a scaffale aperto a tutti i materiali, il prestito domiciliare e interbibliotecario, l’accesso alle reti e l’utilizzo di postazioni informatiche multimediali, servizi di fotocopiatura, l’accesso ad altri servizi informativi non documentari – nel rispetto delle leggi che tutelano il diritto d’autore.
Il patrimonio documentario consiste di 39.000 libri, 30 periodici, 9 quotidiani, 150 audiovisivi, 1200 cd-rom e dvd, una fototeca. Nella sezione locale sono raccolti i volumi riguardanti la città e la società camaioresi. La biblioteca partecipa al tessuto connettivo della comunità, oltre che come punto di ritrovo, anche con iniziative di educazione permanente e di promozione alla lettura: corsi di lingue e presentazioni di libri; la partecipazione a “Nati per leggere”, progetto condiviso con i pediatri di famiglia; il servizio Informagiovani.
Sono presenti anche dei fondi speciali: Il fondo di musiche antiche di Francesco Gasparini; il fondo Perlenghini, donato dalla moglie del filosofo genovese Clamide Arrosti; il fondo Revue des Deux Mondes, donato da G. Pigni Macchia, essenziale per gli studiosi del 1800; il fondo Rosso di San Secondo, con autografi del commediografo siciliano.
Teatro dell’Olivo
Ubicato nel centro del capoluogo, proprio accanto alla chiesa di San Vincenzo, il teatro dell’Olivo è uno dei più antichi della lucchesia. La sua origine infatti risale alla metà del Seicento per iniziativa dell’Accademia dei Deboli che ristrutturò allora un filatoio di lana.
Il teatro che all’inizio si presentava come una sala adattata venne ristrutturato verso il 1770: la sala prese una forma ovale e fu dotata di palchetti.
Nel 1920, oltre alla trasformazione in galleria dell’ultimo ordine di palchi e del loggione, vennero rinnovate tutte le decorazioni per opera del pittore Domenico Ghiselli. Come molti altri teatri di queste dimensioni, dopo aver riportato gravi danni durante l’ultimo conflitto mondiale e dopo i risarcimenti eseguiti dal Genio civile, ha svolto ancora un’attività prevalentemente cinematografica prima della chiusura avvenuta negli anni cinquanta.
Mura storiche – Via delle Muretta
Come testimoniato dai resti delle mura castellane, un tempo il borgo di Camaiore era circondato da una cinta muraria, il cui perimetro si aggirava intorno ai 1470 metri. Per volontà della popolazione camaiorese e con il permesso del Comune di Lucca, le mura furono erette fra il 1374 e il 1381 per proteggere la città dalle continue aggressioni dei mercenari.
Secondo il decreto del 1374 e alcuni disegni conservati nell’Archivio Comunale di Camaiore, le mura erano merlate e misuravano circa 8 metri in altezza e 1,20 metri in spessore. Precedute da un profondo fossato difensivo, al di sotto di esse si aprivano i camminamenti, mentre al di sopra si elevavano tredici torrette aperte e sporgenti, sei sul lato settentrionale e sette su quello meridionale. Oggigiorno rimangono in piedi due delle torrette: l’una denominata Torre Orsi, dal nome del proprietario attuale, si trova all’interno di un’abitazione civile; l’altra è inglobata in una cabina ENEL. Entrambe si innalzano al di sopra di uno dei pochi tratti delle mura ancora visibile: quello che si estende per 220 metri dal giardino di palazzo Littorio fin quasi alla Porta Lombricese. Con i suoi 50 metri, un altro, più breve, tratto si colloca in piazza Romboni.
Per accedere al castello camaiorese si aprivano quattro porte, la cui denominazione era basata sulla posizione geografica: Porta Lucchese, Porta Lombricese, Porta Pedonese e Porta Genovese. Di queste, sopravvive solo Porta Lombricese costruita alla base di una torre merlata. Collocata in fondo a piazza San Bernardino, inoltre, la porta era preceduta da un rivellino dotato di ponte levatoio, eretto nel 1483 e ancora oggi esistente.
Oltre alla cinta muraria, nel decreto lucchese del 1374 si ordinava anche la costruzione di una rocca. La fortezza fu eretta sull’estremo lato orientale delle mura – dove oggi rimane il toponimo contrada la Rocca – ed era formata da un alto procinto di mura e da una torre di circa 30 metri. Nel 1820, con l’apertura della porta dedicata a Maria Luisa, sovrana del piccolo ducato lucchese, la rocca subì modifiche consistenti. Oggi ne rimane solo un tratto visibile dall’orto confinante con il teatro comunale.
Nel corso del XIX secolo e soprattutto in seguito all’unità d’Italia, prese forma l’idea di un radicale rinnovamento della città che si concretizzò nella richiesta di abbattimento delle mura castellane. Il tratto di mura posto nell’attuale Piazza XXIX Maggio – l’allora Piazza di Piè alla Terra – fu riutilizzato per la costruzione di una stazione di tram a vapore che collegava Camaiore a Viareggio e che rimase attiva fino al 1938. Per la realizzazione della rete tramviaria, ma anche per ragioni ‘estetiche’ un tratto consistente delle mura fino a Porta Genovese fu demolito. Una prova certa data al 17 novembre 1893 l’abbattimento della Porta.
In seguito agli interventi di demolizione, alcuni resti delle mura castellane sopravvivevano sul lato nord di Piazza XXIX Maggio. Agli inizi degli anni ’30, però, cominciò a delinearsi il progetto per la costruzione di Palazzo Littorio. Nel 1932 il Podestà approvò la demolizione dei resti delle mura per far spazio alla casa del fascio e a breve il palazzo fu eretto e i ruderi di un torrione e di un tratto della cinta muraria furono abbattuti. Nonostante i rimproveri della Soprintendenza dell’arte medievale e moderna della Toscana a cui non era stata chiesta alcuna autorizzazione, le violazioni commesse dall’amministrazione camaiorese rimasero impunite.
Badia di San Pietro
Il complesso, originariamente costituito da chiesa, campanile, monastero fortificato e cimitero, fu fondato nel VIII secolo dai monaci benedettini e i primi documenti che lo riguardano risalgono al 758 e al 760 d.C, periodo di dominazione longobarda a Lucca. In questo momento, l’abbazia è l’unico complesso fortificato della vallata, ma quando in epoca medievale questa sarà attraversata dalla Via Francigena, l’accresciuta importanza acquisita farà si che nei territori attorno ad essa sorga il paese medievale di Camaiore, citato per la prima volta nel 984 d.C come borgo compreso nella giurisdizione della Pieve di Santo Stefano.
Nel XII secolo la chiesa è al suo massimo splendore: grazie alle elargizioni di Matilde di Canossa l’edificio originario, a una navata, viene ristrutturato e trasformato: si costruirono le due navate laterali, il frontone e l’abside; inoltre, in questo momento l’abate gode di dignità vescovile ed è sotto la protezione della Santa Sede grazie ai riconoscimenti di papa Alessandro III. Dagli inizi del XIII secolo fino alla fine del XIV secolo la chiesa passa sotto i monaci dell’ordine florense, come viene ricordato anche in un’iscrizione su una pietra dell’arco d’ingresso «ORD. FLOR.»; nel 1255 l’abate di San Pietro viene esentato dalla giurisdizione di Lucca da Papa Alessandro IV.
Dal XIV secolo fino al XVI secolo il monastero passa sotto sotto vari ordini e abati commendatari, fino a che nel 1527 Clemente VII sopprime il monastero e la dignità abbaziale, assegnando tutti i beni all’Ospedale di San Luca di Lucca.
L’edificio viene nuovamente ristrutturato in seguito all’incendio causato dalle truppe di Marco Visconti nel 1329.
All’esterno si presenta come un tipico edificio romanico, con opera in pietra quadrata e facciata a salienti. Ha un unico portale sormontato da una lunetta, affrescata con la Madonna della Pietà, e da una bifora. Sul fianco sinistro si erge il campanile, originale solo alla base. Davanti alla chiesa si trova un piazzale a cui si accede da un arco a tutto sesto, unica parte rimanente delle antiche mura del monastero, sulla cui destra è visibile un’edicola marmorea con crocifissione.
L’interno della chiesa è a tre navate separate da colonne squadrate e archi a tutto sesto; il soffitto è a capriate lignee.
Degni di nota sono i due affreschi sulla prima e seconda colonna della navata sinistra, indice che anticamente l’intera chiesa doveva avere una decorazione ad affresco, oggi perduta: sulla prima colonna è raffigurata Santa Maria Egiziaca, ormai quasi scomparsa, e sulla seconda una Pietà, invece ben conservata poiché intorno ad essa fu eretto un dossale marmoreo, opera di Andrea Lazzoni e datato 1732. Entrambi gli affreschi risalgono al XIV secolo e sono attribuiti alla scuola giottesca.
Dietro l’altare della Pietà si trova una tomba terragna raffigurante un monaco incappucciato con l’iscrizione latina «HOC SEPULCRU(M) FECIT FIERI SOCIETAS S. (MICHA)ELIS [DE CAMAIORE] ENTE PRIORE NICOLAO BINDI [DE CAMAIORE] A.D. MCCCCLXXXVIII» (Questo sepolcro fece costruire la Compagnia di san Michele di Camaiore sotto il priore Nicolao Bindi di Camaiore, A.D. 1488), importante in quanto testimonianza della storia dell’abbazia nel corso del tempo, anche molti secoli dopo la sua fondazione.
Ostello del Pellegrino di Camaiore
Sorge presso la Badia della Pietà di Camaiore.
E’stato ricavato nelle sale della Badia di San Pietro e possiede 24 posti in camere da 4, 6, 8 posti letto.
Tutto pronto per l’accoglienza ai viandanti diretti o di ritorno da Roma lungo l’antica via Francigena e tutti coloro che amano soggiornare in una struttura accogliente e a buon mercato, che valorizzi il territorio in cui è inserito.
L’Ostello rappresenta una piccola struttura ricettiva per un tipo di turismo diverso da quello tipico fatto dagli hotel e dai Bed & Breakfast: un luogo di sosta per i pellegrini della via Francigena in linea con il modello europeo di accoglienza che si sta diffondendo ovunque.
Quello camaiorese è uno dei pochissimi esempi di “Ostello del Pellegrino” presenti in Toscana, il primo assoluto in Versilia. Ed anche per questo sarà preso ad esempio come modello di riferimento in ambito regionale; così Camaiore tornerà ad essere, come nel Medioevo, stazione per la sosta dei pellegrini in viaggio, e non è un caso che ciò avvenga proprio in occasione delle celebrazioni del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco.
Una delle prime documentazioni delle tappe della via francigena è il diario di viaggio del 990 dell’arcivescovo di Canterbury Sigeric che recatosi a Roma in pellegrinaggio da Papa Giovanni VI, annota Camaiore come Campmaior XXVII submansio, tappa 27, posta fra Lucca e Luni.
Sarà inoltre un modo per riscoprire la Badia di S. Pietro di Camaiore, un complesso monumentale importante che potrà essere ulteriormente valorizzato.